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Uno dei momenti culturali più importanti in Italia è il Festival di Sanremo. Spesso tocca i temi molto importanti come il lavoro, l’immigrazione e la dignità. Tutto questo grazie agli artisti che esibiscono i loro talenti non solo in musica, ma anche in altri settori della vita come la recitazione. Ecco perché vi proponiamo il monolo chiamato “La notte prima delle foreste – La nuit juste avant les forêts” recitato da uno dei presentatori del Festival di Sanremo, FAVINO Pierfrancesco scelto dal direttore artistico, Claudio BAGLIONI insieme a Michele HUNZIKER.
Questo monologo dedicato agli “stranieri in patria”. È un brano tratto da La notte poco prima delle foreste (La nuit juste avant les forêts) di Bernard-Marie Koltès, storia di estraneità e di esclusione. FAVINO ha portato questo brano in scena a gennaio al teatro Ambra Jovinelli di Roma. Il monologo introduce Fiorella Mannoia che intona Mio fratello che guardi il mondo, di Ivano Fossati, insieme a Claudio Baglioni: tutti sono stati commossi.
“Voglio poter urlare, voglio poter urlare anche se poi mi sparano addosso” @pfavino#Sanremo2018 pic.twitter.com/d4FFJ3cpqT
— Festival di Sanremo (@SanremoRai) 10 février 2018
Ecco il testo di questo monologo di Favino:
Bisognerebbe stare dall’altra parte senza nessuno intorno, amico mio quando mi viene di dirti quello che ti devo dire, stare bene tipo sdraiati sull’erba, una cosa così che uno non si deve più muovere con l’ombra degli alberi.
Allora ti direi: ‘qua ci sto bene, qua è casa mia, mi sdraio e ti saluto’.
Ma qua, amico mio, è impossibile, mai visto un posto dove ti lasciano in pace e ti salutano.
Ti dobbiamo mandare via, ti dicono, vai là, tu vai là vai laggiù, leva il culo da là e tu ti fai la valigia, il lavoro sta da un’altra parte, sempre da un’altra parte che te lo devi andare a cercare, non c’è il tempo per sdraiarsi e per lasciarsi andare, non c’è il tempo per spiegarsi e dirsi ‘ti saluto’.
A calci in culo ti manderebbero via, il lavoro sta là, sempre più lontano, fino in Nicaragua.
Se vuoi lavorare, ti devi spostare, mai che puoi dire ‘questa è casa mia e ti saluto’ tanto che io quando lascio un posto ho sempre l’impressione che quello sarà casa mia, sempre di più di quello in cui vado a stare.
Annuncio:
Quando ti prendono a calci in culo di nuovo, tu te ne vai di nuovo là dove te ne vai sei sempre più straniero, sempre meno a casa tua.
E quando ti prendono a calci in culo, tu te ne vai di nuovo quando ti giri a guardarti indietro, amico, è sempre il deserto.
Fermiamoci una buona volta e diciamo ‘Andate a fanculo’
io non mi sposto più, voi mi dovete stare a sentire se ci sdraiamo una buona volta sull’erba e ci prendiamo tutto il tempo che tu racconti la tua storia, quelli venuti dal Nicaragua che ci diciamo che siamo tutti, più o meno stranieri ma che adesso basta, stiamo a sentire, tranquilli, tutto quello che ci dobbiamo dire allora sì che capisci che a loro non gliene frega un cazzo di noi.
Io mi sono fermato, ho ascoltato, mi sono detto: ‘Io non lavoro più’ finché non ve ne frega un cazzo di me.
A che serve che quello del Nicaragua viene fino qua e che io vado a finire laggiù se da tutte le parti la stessa storia.
Quando ho lavorato ancora, ho parlato a tutti quelli presi a calci in culo che sbarcano qua per trovare lavoro e loro mi sono stati a sentire.
Io sono stato a sentire quelli del Nicaragua che mi hanno spiegato com’è da loro
Laggiù c’è un vecchio generale, che sta tutto il giorno e tutta la notta al bordo di una foresta gli portano da mangiare perché non si deve spostare che spara su tutto quello che si muove gli portano le munizioni quando non ce ne ha più.
Mi parlavano di un generale coi suoi soldati che circondano la foresta tutto quello che si muove diventa un bersaglio tutto quello che compare al bordo della foresta, tutto quello che notano che non c’ha lo stesso colore degli alberi e che non si muove allo stesso modo
Io sono stato a sentire tutto questo e mi sono detto che da tutte le parti è la stessa cosa
più mi faccio prendere a calci in culo e più sarò straniero
loro finiscono qua e io finirò laggiù laggiù dove tutto quello che si muove sta nascosto nelle montagne
Io ho ascoltato tutto questo e mi sono detto: “Io non mi muovo più, se non c’è lavoro non lavoro
se il lavoro mi deve far diventare matto e mi devono prendere a calci in culo, io non lavoro più
Io voglio sdraiarmi, una buona volta, voglio spiegarmi, voglio l’erba
l’ombra degli alberi, voglio urlare, voglio poter urlare, anche se poi mi sparano addosso.
Tanto è quello che fanno. Se non sei d’accordo, se apri la bocca,
ti devi nascondere in fondo alla foresta. Ma allora meglio così
almeno ti avrò detto quello che ti devo dire.
Fonte: Musica Fanpage
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