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Nel maggio del 2020, il Governo Conte II varava un importante provvedimento per regolarizzare le persone straniere impiegate nei settori agricolo e domestico in Italia. Un gesto che, sebbene finalizzato a integrare nel tessuto sociale e lavorativo del Paese, ha incontrato ostacoli significativi. La recente sentenza n°2949 del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia, emessa il 4 dicembre 2023, getta luce su uno dei problemi più gravi: i notevoli ritardi nella gestione delle pratiche di regolarizzazione da parte delle autorità locali.
La Coalizione Italiana Diritti e Libertà Civili annuncia con soddisfazione la recente vittoria ottenuta presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia. La sentenza, datata 4 dicembre 2023, rappresenta un passo significativo nella lotta per la regolarizzazione delle persone straniere in Italia.
Perché si parla di vittoria ottenuta presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia per questa sanatoria 2020?
Il ricorso, presentato come una class action pubblica da tante organizzazioni ed associazioni umanitarie come 𝑪𝒐𝒂𝒍𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂𝒏𝒂 𝑳𝒊𝒃𝒆𝒓𝒕𝒂̀ 𝒆 𝑫𝒊𝒓𝒊𝒕𝒕𝒊 𝑪𝒊𝒗𝒊𝒍𝒊 (𝑪𝒊𝒍𝒅), 𝑨𝒔𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒈𝒍𝒊 𝑺𝒕𝒖𝒅𝒊 𝑮𝒊𝒖𝒓𝒊𝒅𝒊𝒄𝒊 𝒔𝒖𝒍𝒍’𝑰𝒎𝒎𝒊𝒈𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 (𝑨𝑺𝑮𝑰), 𝑶𝒙𝒇𝒂𝒎 𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂 𝑶𝒏𝒍𝒖𝒔, 𝑺𝒑𝒂𝒛𝒊 𝑪𝒊𝒓𝒄𝒐𝒍𝒂𝒓𝒊 𝒆 𝑨𝒔𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝑵𝒂𝒈𝒂 – 𝑶𝒓𝒈𝒂𝒏𝒊𝒛𝒛𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝑽𝒐𝒍𝒐𝒏𝒕𝒂𝒓𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒍’𝑨𝒔𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 𝑺𝒐𝒄𝒊𝒐-𝑺𝒂𝒏𝒊𝒕𝒂𝒓𝒊𝒂 𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒊 𝑫𝒊𝒓𝒊𝒕𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝑪𝒊𝒕𝒕𝒂𝒅𝒊𝒏𝒊 𝑺𝒕𝒓𝒂𝒏𝒊𝒆𝒓𝒊, ha sollevato gravi critiche nei confronti della Prefettura di Milano, accusata di eccessivi ritardi nella gestione delle pratiche di regolarizzazione disposte dal Governo Conte II nel maggio del 2020. Questa iniziativa governativa mirava a regolarizzare le persone straniere impiegate nei settori agricolo e domestico. Tuttavia, a oltre tre anni dall’emanazione del provvedimento, numerose richieste sono rimaste senza risposta.
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Il TAR ha qualificato come grave il ritardo oggettivo e accertato nel quale è incorsa la Prefettura di Milano. Tali prolungati tempi di attesa sono stati giudicati un inadempimento grave e generalizzato da parte della Pubblica Amministrazione. Questa situazione costringe migliaia di persone straniere all’invisibilità sociale, considerando che coloro che sono in possesso solo della ricevuta della domanda di regolarizzazione o del primo permesso di soggiorno non possono stipulare nuovi contratti di lavoro, aprire conti correnti, effettuare iscrizioni anagrafiche o lasciare il territorio italiano per visitare le proprie famiglie.
I gravi ritardi del Ministero dell’Interno nel rilasciare documenti fondamentali per la vita quotidiana delle persone straniere provocano danni considerevoli. Questi impatti, a questo livello, sono molto più accentuati per le persone straniere rispetto ai cittadini italiani, posizionando sempre più spesso questa parte della popolazione in una condizione di marginalità sociale. Una condizione che, purtroppo, viene sfruttata a fini propagandistici-politici, trasformandola in uno strumento “materiale” di propaganda.” Per questo motivo sono stati condannati il Ministero dell’Interno e la Prefettura.
Fonte: CILD
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